Led Zeppelin docet che c’è una scala che ci porta verso il cielo. Io non aspiro a tanto bagliore, ma almeno ad arrivare alla mia famiglia felice sì!
Quando mi fanno delle domande sulla mia esperienza di madre, mi sembra sempre riduttivo parlare solo di me. L’essere madre è, per me, far parte di un gruppo di persone in cui si decide insieme il percorso da seguire in base al nostro carattere, ai tratti che ci distinguono dagli altri, all’ambiente che ci circonda e alle nostre interazioni. Sono madre, ma a me piace pensare al “noi”, al nostro modo di fare ed essere famiglia. È per questo motivo che è nato L’ABbraccio: per aiutare le altre famiglie a riflettere sul loro essere, a rafforzare i legami e scegliere il proprio cammino. L’essere famiglia è una decisione che si prende nel momento in cui si decide di condividere la vita con un’altra persona, sia essa il partner o un figlio. È un percorso che nasce dalla volontà di camminare insieme e che si costruisce giorno dopo giorno. Per alcune persone la strada inizia prima del concepimento, per altre inizia per caso, per altre ancora inizia nel cuore e per il resto chissà come. Non c’è un solo percorso, per fortuna, né tanto meno esiste solo un unico modello di nucleo familiare. Quello che conta, è che nella famiglia ci sia connessione, comprensione, appoggio.
Creare spazio accogliente, però, non sempre è un processo spontaneo o facile. Per questa ragione, è importante avere la possibilità di poter contare con un appoggio per stabilire una connessione tra i membri della famiglia il prima possibile. Per me, questa considerazione non è stata spontanea, ma è arrivata grazie ad una delle lezioni del percorso di accompagnamento alla nascita: la mia stupenda accompagnatrice in Uruguay, mi chiese cosa sentissi durante la sessione e io le parlai delle mie sensazioni. Lei mi fece notare come non approfittavo a pieno di quell’attività e mi diede un consiglio bellissimo: “Connettiti con la tua bambina”. Inutile dire che da quel momento iniziammo a vivere la gravidanza con una nuova prospettiva e a pensare al “noi”. Cominciò così la ricerca costante di spunti e attività che ci consentano di diventare la famiglia che vogliamo essere.
La famiglia in cui credo è quella dove c’è amore, dove si può contare l’uno sull’altro, dove c’è armonia, è quel posto dove, nonostante tutto, tu puoi sempre tornare per scaldare il cuore. Ma attenzione, non è la famiglia perfetta del Mulino Bianco, quella dove sembra che tutti siano sempre felici. La famiglia è il luogo in cui ci sentiamo più a nostro agio per affrontare le nostre emozioni, soprattutto da bambini. Quindi è normale che a casa i nostri figli si sfoghino e diano “il peggio di loro”: vuol dire che si fidano di noi, che sentono che le loro emozioni verranno accolte e sanno che noi li accompagneremo per rimetterle al giusto posto.
In questo momento starete pensando: “Facile a dirsi!”. Verissimo, ma non impossibile. Basta capire che si può imparare ad accogliere gli altri, ad avere pazienza, a dare il giusto peso alle cose e alle situazioni.
Concludo dedicandovi l’ultima strofa della bellissima Stairway to heaven, con l’augurio che accompagni le vostre famiglie così come accompagna la nostra:
And as we wind on down the road Our shadows taller than our soul There walks a lady we all know Who shines white light and wants to show How everything still turns to gold
And if you listen very hard The tune will come to you at last When all is one and one is all, that's what it is To be a rock and not to roll, oh yeah
(E mentre procediamo lungo la strada Le nostre ombre s’ingigantiscono più della nostra anima, Là cammina una signora che tutti conosciamo Che splende di luce bianca e vuole mostrarci Come ogni cosa ancora diventi oro. E se si ascolta con molta attenzione La melodia alla fine ti raggiungerà Quando tutti sono uno e uno è tutti Per essere saldi come roccia e non rotolare via)
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